Deborah De rosa, Author at G&P_18 L'ecologia dell'Italia Thu, 15 Aug 2024 12:51:33 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.1 https://www.gruppo183.org/wp-content/uploads/2023/03/cropped-Logo-32x32.jpg Deborah De rosa, Author at G&P_18 32 32 Cambiamenti climatici e patrimonio culturale: Proteggere i siti storici italiani dai rischi ambientali https://www.gruppo183.org/cambiamenti-climatici-e-patrimonio-culturale-proteggere-i-siti-storici-italiani-dai-rischi-ambientali/ Wed, 14 Aug 2024 13:24:56 +0000 https://www.gruppo183.org/?p=294 L’Italia, rinomata per il suo ricco patrimonio culturale, affronta minacce significative derivanti dal cambiamento climatico, che mette a rischio i suoi siti storici. Questi siti, che vanno dalle antiche rovine agli edifici rinascimentali, sono vulnerabili a una varietà di rischi ambientali, tra cui l’innalzamento del livello del mare, l’aumento delle inondazioni e gli eventi meteorologici […]

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L’Italia, rinomata per il suo ricco patrimonio culturale, affronta minacce significative derivanti dal cambiamento climatico, che mette a rischio i suoi siti storici. Questi siti, che vanno dalle antiche rovine agli edifici rinascimentali, sono vulnerabili a una varietà di rischi ambientali, tra cui l’innalzamento del livello del mare, l’aumento delle inondazioni e gli eventi meteorologici estremi.

Innalzamento del livello del mare ed erosione costiera


Molti dei siti più iconici d’Italia si trovano in aree costiere, il che li rende particolarmente suscettibili all’innalzamento del livello del mare e all’erosione costiera. Venezia, ad esempio, è diventata emblematica delle sfide poste dal cambiamento climatico. “La città di Venezia affronta frequenti inondazioni, aggravate dall’innalzamento del livello del mare e dal fenomeno della subsidenza,” osserva il dott. Marco Rossi, esperto in ingegneria costiera. Questo fenomeno, noto come “acqua alta,” minaccia l’integrità degli edifici storici e delle opere d’arte della città. Gli sforzi per proteggere Venezia includono il progetto MOSE, una serie di barriere mobili progettate per proteggere la città dalle maree alte. Tuttavia, queste misure sono spesso viste come soluzioni temporanee. “Le strategie a lungo termine devono considerare sia interventi tecnologici che soluzioni naturali, come il ripristino delle zone umide, che possono fungere da cuscinetto contro l’innalzamento del livello del mare,” suggerisce la scienziata ambientale dott.ssa Laura Conti.

Aumento delle inondazioni e danni causati dall’acqua


Le inondazioni sono un’altra minaccia significativa per il patrimonio culturale italiano. L’aumento della frequenza e dell’intensità delle tempeste può causare danni idrici nei siti storici, come la Galleria degli Uffizi a Firenze e i siti archeologici di Roma. “L’infiltrazione d’acqua può danneggiare gli affreschi, indebolire gli elementi strutturali ed erodere le fondamenta degli edifici,” avverte la dott.ssa Alessandra Bianchi, esperta di conservazione artistica. Per contrastare questo fenomeno, l’Italia ha implementato vari sistemi di difesa dalle inondazioni e miglioramenti del drenaggio. Inoltre, sono fondamentali le misure di conservazione preventiva, come la sigillatura dei materiali da costruzione e il miglioramento dei sistemi di drenaggio. “Proteggere il nostro patrimonio culturale dai danni dell’acqua richiede una combinazione di soluzioni ingegneristiche e sforzi di conservazione proattivi,” afferma il restauratore architettonico Giovanni Verdi.

Eventi meteorologici estremi e integrità strutturale


Gli eventi meteorologici estremi, come le ondate di calore e le piogge intense, possono anche compromettere l’integrità strutturale dei siti storici. In particolare, le fluttuazioni di temperatura e umidità possono causare l’espansione e la contrazione di materiali come pietra e mattone, portando a crepe e deterioramento. “Il cambiamento climatico sta accelerando il degrado dei materiali da costruzione, soprattutto nelle strutture storiche non progettate per resistere a tali sollecitazioni,” spiega la dott.ssa Francesca Leone, specialista in conservazione architettonica. Per mitigare questi effetti, ricercatori e conservatori stanno esplorando nuovi materiali e tecniche per il rinforzo delle costruzioni. “Le innovazioni nella scienza dei materiali sono essenziali per sviluppare rivestimenti protettivi e trattamenti che possano proteggere le strutture dalle sollecitazioni ambientali,” sottolinea il dott. Leonardo Ricci, scienziato dei materiali.

Strategie di conservazione e collaborazione globale


L’approccio dell’Italia alla protezione del suo patrimonio culturale dai cambiamenti climatici coinvolge sia iniziative nazionali che collaborazioni internazionali. L’UNESCO e altre organizzazioni globali sono attivamente impegnate nel monitoraggio e nella conservazione dei siti del Patrimonio Mondiale. “La cooperazione internazionale è vitale per condividere conoscenze e risorse per affrontare le complesse sfide poste dai cambiamenti climatici,” afferma l’esperta di patrimonio culturale dott.ssa Maria Esposito. Anche il governo italiano ha stabilito politiche incentrate sulla sostenibilità e la resilienza, inclusa l’integrazione delle considerazioni climatiche nella pianificazione urbana e nella gestione del patrimonio. “È cruciale incorporare strategie di adattamento climatico nelle politiche di conservazione per garantire la sopravvivenza a lungo termine del nostro patrimonio culturale,” sottolinea il consulente politico dott. Luca Romano.

Consapevolezza pubblica e istruzione


Aumentare la consapevolezza pubblica sugli impatti del cambiamento climatico sul patrimonio culturale è un’altra strategia chiave. Programmi educativi ed esposizioni possono informare sia i residenti che i turisti sulle vulnerabilità dei siti storici e sull’importanza degli sforzi di conservazione. “Il coinvolgimento del pubblico è essenziale per costruire sostegno alle iniziative di conservazione e incoraggiare un turismo responsabile,” osserva la curatrice museale Clara Bellini.

Conclusione


Le minacce poste dal cambiamento climatico al patrimonio culturale italiano sono significative, ma non insormontabili. Attraverso una combinazione di innovazione tecnologica, conservazione proattiva, collaborazione internazionale e istruzione pubblica, è possibile proteggere questi siti inestimabili per le generazioni future. Come conclude opportunamente il dott. Marco Rossi, “Preservare il nostro patrimonio culturale di fronte ai cambiamenti climatici non riguarda solo la salvaguardia del passato; si tratta di garantire il nostro futuro condiviso.”

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Rilanciare le pratiche tradizionali di gestione dell’acqua in Italia: Lezioni dal passato per un futuro sostenibile https://www.gruppo183.org/rilanciare-le-pratiche-tradizionali-di-gestione-dellacqua-in-italia-lezioni-dal-passato-per-un-futuro-sostenibile/ Wed, 14 Aug 2024 09:03:21 +0000 https://www.gruppo183.org/?p=292 L’Italia ha una ricca storia di gestione delle risorse idriche, con pratiche antiche che erano sia innovative che sostenibili. Mentre le società moderne affrontano una crescente scarsità d’acqua e sfide ambientali, queste tecniche tradizionali offrono preziose lezioni per le strategie contemporanee di conservazione e gestione dell’acqua. Antichi acquedotti: un capolavoro dell’ingegneria Uno degli aspetti più […]

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L’Italia ha una ricca storia di gestione delle risorse idriche, con pratiche antiche che erano sia innovative che sostenibili. Mentre le società moderne affrontano una crescente scarsità d’acqua e sfide ambientali, queste tecniche tradizionali offrono preziose lezioni per le strategie contemporanee di conservazione e gestione dell’acqua.

Antichi acquedotti: un capolavoro dell’ingegneria


Uno degli aspetti più iconici dell’ingegneria romana è il sistema degli acquedotti. Queste strutture trasportavano acqua su lunghe distanze utilizzando la gravità, fornendo acqua pulita a città, bagni pubblici e terreni agricoli. “Gli acquedotti romani sono una testimonianza dell’ingegnosità e della lungimiranza degli ingegneri antichi,” osserva la dott.ssa Laura Rossi, storica specializzata in infrastrutture romane. I principi del flusso gravitazionale e della minima perdita d’acqua utilizzati negli acquedotti sono ancora rilevanti oggi, soprattutto nelle regioni che lottano con la scarsità d’acqua. Rivitalizzare questi metodi antichi può ispirare progetti infrastrutturali moderni. Ad esempio, restaurare vecchi acquedotti o costruirne di nuovi basati su principi simili può ridurre l’energia necessaria per il trasporto dell’acqua. “Incorporare sistemi alimentati dalla gravità nelle reti idriche moderne può aiutare a ridurre la dipendenza da pompe ed elettricità, portando a una gestione dell’acqua più sostenibile,” spiega l’ingegnere ambientale Marco Greco.

Terrazzamenti: agricoltura sostenibile e controllo dell’erosione


Il terrazzamento, un’altra pratica antica, consiste nel modellare il terreno in una serie di livelli graduali. Questa tecnica rallenta il deflusso dell’acqua e riduce l’erosione del suolo. “Il terrazzamento è un metodo antico utilizzato da migliaia di anni, soprattutto nelle regioni collinari e montuose,” spiega l’agronoma Maria Esposito. In Italia, regioni come la Toscana e la Liguria hanno da tempo impiegato il terrazzamento per coltivare su terreni difficili. I benefici del terrazzamento vanno oltre l’agricoltura. Prevenendo l’erosione del suolo, le terrazze aiutano a mantenere la fertilità della terra e proteggono la qualità dell’acqua nei corpi idrici vicini. “Le pratiche agricole moderne possono trarre vantaggio dall’integrazione del terrazzamento, in particolare nelle regioni soggette a erosione e scarsità d’acqua,” afferma il dott. Alessandro Bianchi, esperto di agricoltura sostenibile.

Raccolta dell’acqua piovana: una soluzione antica


La raccolta dell’acqua piovana, un’altra pratica tradizionale, consiste nel raccogliere e immagazzinare l’acqua piovana per vari utilizzi. Nell’antica Italia, cisterne e serbatoi erano caratteristiche comuni nelle case e negli spazi pubblici. “La raccolta dell’acqua piovana era una parte essenziale della gestione delle risorse idriche nei tempi antichi, fornendo una fonte d’acqua affidabile durante i periodi di siccità,” osserva la storica Claudia Ferrara. Questa pratica è sempre più rilevante oggi, poiché molte regioni affrontano modelli di precipitazione variabili a causa dei cambiamenti climatici. Le moderne adattazioni dei sistemi di raccolta dell’acqua piovana possono aiutare a mitigare la scarsità d’acqua, ridurre la domanda sulle forniture idriche municipali e abbassare le bollette dell’acqua. “Integrare la raccolta dell’acqua piovana nella pianificazione urbana e rurale può migliorare significativamente la resilienza idrica,” sottolinea l’urbanista Giulia Conti di king billy casino mobile.

Rilevanza per le sfide moderne


La rivitalizzazione di queste pratiche tradizionali non è semplicemente un esercizio di nostalgia; è una risposta alle sfide ambientali attuali. “Mentre affrontiamo una crescente scarsità d’acqua e il degrado ambientale, guardare al passato per soluzioni sostenibili non è solo saggio, è necessario,” sostiene lo storico ambientale dott. Paolo Verdi. Adottando e adattando le antiche tecniche di gestione dell’acqua, le società moderne possono migliorare la sostenibilità idrica. Questi metodi offrono soluzioni a bassa tecnologia e a basso costo che possono essere adattate alle condizioni locali, rendendole particolarmente preziose nelle regioni con risorse limitate. “L’integrazione delle pratiche tradizionali e moderne può creare sistemi robusti che soddisfano le esigenze contemporanee preservando l’equilibrio ecologico,” afferma l’esperta di sostenibilità Elena Rossi.

La rivitalizzazione delle pratiche tradizionali di gestione delle risorse idriche offre una promettente via verso un futuro sostenibile. Attribuendo valore alla saggezza delle antiche tecniche come gli acquedotti, il terrazzamento e la raccolta dell’acqua piovana, possiamo sviluppare strategie che siano sia efficaci che rispettose dell’ambiente. Come afferma opportunamente la storica dott.ssa Laura Rossi, “Il passato ci offre un ricco arazzo di conoscenze e pratiche che sono rilevanti oggi tanto quanto lo erano secoli fa. Abbracciare queste lezioni può aiutarci a costruire un futuro più sostenibile e resiliente.”

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Rivoluzionare il Business: Svelato il Noleggio Operativo Fotovoltaico https://www.gruppo183.org/rivoluzionare-il-business-svelato-il-noleggio-operativo-fotovoltaico/ Thu, 22 Feb 2024 12:15:16 +0000 https://www.gruppo183.org/?p=276 Il mondo degli affari è in costante evoluzione, con nuove e innovative soluzioni che emergono per soddisfare le esigenze delle aziende. Una di queste soluzioni che sta guadagnando terreno è il noleggio operativo fotovoltaico, un cambiamento di gioco nel campo dell’energia sostenibile. Questo approccio consente alle aziende di sfruttare il potere dell’energia solare senza i […]

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Il mondo degli affari è in costante evoluzione, con nuove e innovative soluzioni che emergono per soddisfare le esigenze delle aziende. Una di queste soluzioni che sta guadagnando terreno è il noleggio operativo fotovoltaico, un cambiamento di gioco nel campo dell’energia sostenibile.

Questo approccio consente alle aziende di sfruttare il potere dell’energia solare senza i costi iniziali e le complessità associate all’acquisto e alla manutenzione di impianti fotovoltaici. Ma cosa significa esattamente noleggio operativo fotovoltaico e come funziona? In questo articolo esploreremo i dettagli di questo concetto rivoluzionario, evidenziandone i benefici, le considerazioni e il potenziale per trasformare il modo in cui le aziende operano.

Restate sintonizzati per scoprire come il noleggio operativo fotovoltaico sta rivoluzionando il panorama aziendale e aprendo la strada a un futuro più verde.

Panoramica del Noleggio Operativo Fotovoltaico

Il noleggio Fotovoltaico Operativo è un accordo finanziario che consente alle aziende di beneficiare di un impianto fotovoltaico senza la necessità di un investimento iniziale. Questo approccio innovativo sta guadagnando popolarità grazie ai suoi numerosi vantaggi, tra cui costi deducibili dalle tasse e accesso a tecnologie avanzate senza costi di acquisto elevati.

Comprendere i contratti è cruciale in questo processo, poiché garantisce che entrambe le parti siano consapevoli dei loro diritti e doveri. Le aziende che scelgono il noleggio fotovoltaico operativo possono godere di significativi vantaggi in termini di efficienza energetica. Utilizzando l’energia solare, le imprese possono ridurre la dipendenza dalle fonti tradizionali di elettricità e abbassare i costi energetici.

Inoltre, l’impatto ambientale è ridotto al minimo, contribuendo alle pratiche sostenibili. Inoltre, il noleggio fotovoltaico operativo consente potenziali aggiornamenti del sistema, garantendo che le aziende possano rimanere all’avanguardia rispetto ai progressi tecnologici nel settore.

Processo di Noleggio Operativo Fotovoltaico

Il processo di noleggio operativo fotovoltaico coinvolge una serie di passaggi e considerazioni per garantire un’installazione e manutenzione senza intoppi del sistema fotovoltaico. Inizia con una valutazione del credito per valutare la stabilità finanziaria e la reputazione creditizia del conduttore. La durata del contratto di locazione viene determinata anche in questa fase, tenendo conto del piano aziendale del conduttore e delle esigenze energetiche. Una volta completata la valutazione del credito, il passo successivo è la consultazione con un fornitore specializzato in noleggio operativo fotovoltaico. Durante questa consultazione, vengono discusse le esigenze e le preferenze del conduttore, e il fornitore effettua una valutazione del sito per determinare la fattibilità dell’installazione del sistema. Se la valutazione è positiva, il passo finale è la firma del contratto di locazione, che specifica i costi di locazione, le inclusions della manutenzione e eventuali costi aggiuntivi. Per fornire una rappresentazione visiva del processo, si prega di fare riferimento alla tabella qui sotto:

PassaggioDescrizione
Valutazione del CreditoValutare la stabilità finanziaria e la reputazione creditizia del conduttore
Durata del Contratto di LocazioneDeterminare la durata del contratto di locazione in base al piano aziendale e alle esigenze energetiche del conduttore
ConsultazioneDiscutere le esigenze e le preferenze del conduttore con un fornitore
ValutazioneEffettuare una valutazione del sito per determinare la fattibilità dell’installazione del sistema
Firma del ContrattoFinalizzare il contratto di locazione, inclusi i costi di locazione, le inclusions della manutenzione e potenziali costi aggiuntivi

Vantaggi e componenti del noleggio operativo fotovoltaico

I benefici e i componenti del noleggio fotovoltaico operativo possono fornire alle aziende significativi vantaggi in termini di risparmio sui costi, impatto ambientale e accesso a tecnologie all’avanguardia. Uno dei principali vantaggi è l’efficienza energetica, poiché i sistemi fotovoltaici operativi consentono alle aziende di ridurre la dipendenza dall’elettricità acquistata. Generando la propria energia pulita e rinnovabile, le aziende possono ridurre i costi energetici e potenzialmente persino vendere l’energia in eccesso alla rete. Ciò non solo porta a significativi risparmi sui costi ma contribuisce anche a un’operatività aziendale più verde e sostenibile.

Oltre al risparmio energetico, il noleggio fotovoltaico operativo include vari componenti come progettazione, installazione, manutenzione, assicurazione e servizi di monitoraggio. Tipicamente, questi componenti sono coperti dal fornitore di noleggio, garantendo che il sistema funzioni in modo ottimale per tutta la durata del contratto di locazione. Inoltre, nella scelta di un fornitore per il noleggio fotovoltaico operativo, le aziende dovrebbero considerare fattori come qualità, affidabilità, esperienza, supporto clienti e opzioni di fine contratto di locazione. Ciò garantisce che il sistema in noleggio soddisfi le loro esigenze specifiche e possa essere integrato senza problemi nelle loro operazioni.

Sistemi e Tecnologie Fotovoltaiche

I sistemi e le tecnologie fotovoltaiche hanno rivoluzionato il modo in cui le aziende sfruttano l’energia solare per la generazione di elettricità, offrendo una fonte pulita e rinnovabile di energia. Quando si tratta di sistemi fotovoltaici, esistono diversi tipi di tecnologie tra cui scegliere, tra cui celle monocristalline e celle sottili. Le celle monocristalline sono realizzate con una struttura a cristallo singolo, offrendo un’efficienza più elevata e migliori prestazioni alla luce diretta del sole. D’altra parte, le celle sottili sono realizzate con una varietà di materiali e sono tipicamente meno efficienti ma offrono flessibilità e costi inferiori.

Per quanto riguarda l’installazione, i sistemi fotovoltaici possono essere montati sia sui tetti che a terra. Le installazioni sui tetti sono popolari perché utilizzano lo spazio esistente e sono meno invadenti. I sistemi a terra, d’altra parte, richiedono più spazio ma offrono maggiore flessibilità in termini di orientamento e posizionamento.

Comprendere le differenze tra le tecnologie monocristalline e sottili, così come tra le installazioni sui tetti e a terra, è cruciale per le aziende che vogliono implementare sistemi fotovoltaici nelle proprie operazioni. Scegliendo la tecnologia e il metodo di installazione giusti, le aziende possono massimizzare la generazione di energia solare e cogliere i benefici di un’energia pulita e rinnovabile.

Tipi di sistemi fotovoltaici

Ci sono vari tipi di sistemi fotovoltaici disponibili per le aziende da implementare nelle loro operazioni, ognuno offrendo vantaggi unici e considerazioni. Alcuni di questi tipi includono:

  • Sistemi a terra: Questi sono pannelli solari installati a terra, di solito in grandi array. Sono ideali per le aziende con ampio spazio e possono essere facilmente regolati per massimizzare l’esposizione alla luce solare.
  • Sistemi integrati sul tetto: Questi sistemi sono installati direttamente sul tetto di un edificio, sfruttando lo spazio disponibile senza occupare ulteriore spazio a terra.
  • Pergolati: I sistemi a pergola sono progettati per fornire ombra mentre generano elettricità. Sono spesso utilizzati in parcheggi o spazi all’aperto dove possono servire a un doppio scopo.
  • Facciate: I pannelli fotovoltaici possono essere integrati nella facciata di un edificio, consentendo un’integrazione senza soluzione di continuità e un appeal estetico.
  • Strutture mobili: Questi sistemi sono progettati per essere portatili e possono essere spostati in diverse posizioni secondo necessità. Sono particolarmente utili per le aziende che richiedono flessibilità o hanno operazioni temporanee.

Ciascuno di questi tipi di sistemi fotovoltaici ha i propri vantaggi e considerazioni, e le aziende dovrebbero valutare attentamente le proprie esigenze e limitazioni specifiche prima di scegliere l’opzione più adatta.

Confrontare il noleggio operativo con il finanziamento

Per prendere una decisione informata tra il noleggio operativo e le opzioni di finanziamento per l’implementazione di sistemi fotovoltaici, le aziende devono valutare attentamente i benefici finanziari e le implicazioni a lungo termine di ciascun approccio. Un confronto finanziario tra il noleggio operativo e il finanziamento può fornire preziose informazioni sulla sostenibilità economica e sull’impatto ambientale di ciascuna opzione.

La tabella qui sotto confronta il noleggio operativo e il finanziamento basandosi su fattori chiave:

FattoriNoleggio OperativoFinanziamento
Investimento InizialeNessun investimento iniziale richiestoInvestimento iniziale significativo richiesto
Flusso di CassaPagamenti di locazione mensili fissiProprietà del sistema
Benefici FiscaliPagamenti di locazione deducibili dalle tasseIncentivi fiscali per la proprietà del sistema
Manutenzione e AggiornamentiInclusi nell’accordo di locazioneResponsabilità del proprietario del sistema
Impatto AmbientaleRiduzione delle emissioni di carbonio e risparmi energeticiPotenziali benefici ambientali a seconda dell’uso

Vantaggi del Noleggio Operativo Fotovoltaico

Il noleggio operativo fotovoltaico offre numerosi vantaggi, rendendolo un’opzione interessante per le aziende che desiderano sfruttare i benefici dell’energia solare senza l’onere dei costi iniziali. Ecco alcuni vantaggi chiave del noleggio operativo fotovoltaico:

  • Risparmio sui costi: Il noleggio consente alle aziende di evitare i costi elevati iniziali associati all’acquisto e all’installazione di un sistema di energia solare. Invece, pagano un canone di noleggio mensile fisso, spesso inferiore alle loro attuali bollette elettriche.
  • Impatto ambientale: Utilizzando l’energia solare, le aziende riducono la dipendenza dai combustibili fossili, riducendo le emissioni di carbonio e l’impronta ambientale. Questo aiuta le aziende a contribuire agli obiettivi di sostenibilità e ad allinearsi con pratiche ambientalmente consapevoli.
  • Manutenzione senza problemi: Gli accordi di noleggio includono tipicamente servizi di manutenzione e monitoraggio, garantendo che il sistema funzioni in modo ottimale. Ciò elimina la necessità per le aziende di dedicare tempo e risorse alla manutenzione del sistema.
  • Flessibilità per gli aggiornamenti: Con l’avanzare della tecnologia, il noleggio consente alle aziende di aggiornare facilmente il loro sistema fotovoltaico per incorporare le ultime innovazioni e aumentare l’efficienza energetica.
  • Benefici fiscali: In molte giurisdizioni, le aziende possono dedurre i pagamenti di noleggio come spesa aziendale, ottenendo potenziali risparmi fiscali.

Il noleggio operativo fotovoltaico offre risparmi sui costi, riduce l’impatto ambientale, fornisce manutenzione senza problemi, flessibilità per gli aggiornamenti e potenziali benefici fiscali. Questi vantaggi lo rendono un’opzione interessante per le aziende che desiderano abbracciare l’energia solare senza l’onere finanziario iniziale.

Selezione del Fornitore per il Noleggio Operativo di Impianti Fotovoltaici

Quando si seleziona un fornitore per il noleggio operativo di impianti fotovoltaici, le aziende dovrebbero considerare fattori chiave come la qualità del fornitore, l’affidabilità, l’esperienza, il supporto al cliente e le opzioni di fine contratto. Le qualifiche del fornitore svolgono un ruolo cruciale nel garantire il successo dell’accordo di noleggio.

Le aziende dovrebbero valutare il track record del fornitore nella fornitura di sistemi fotovoltaici di alta qualità e la loro capacità di rispettare tempi e specifiche del progetto. I fornitori affidabili avranno un comprovato track record di installazioni di successo e clienti soddisfatti. L’esperienza nel settore è anche importante, poiché dimostra la conoscenza del fornitore e la capacità di navigare tra le complessità del noleggio fotovoltaico.

Inoltre, le aziende dovrebbero valutare il livello di supporto al cliente fornito dal fornitore, poiché la manutenzione continua e la risoluzione dei problemi sono essenziali per il corretto funzionamento del sistema in noleggio.

Domande frequenti

Quanto tempo di solito ci vuole per installare un impianto fotovoltaico dopo la firma di un contratto di locazione?

Il tipico timeline di installazione per un impianto fotovoltaico dopo la firma di un contratto di locazione può variare a seconda di diversi fattori, come la dimensione del sistema, le condizioni del sito e la disponibilità del fornitore. Generalmente oscilla tra poche settimane e un paio di mesi.

Ci sono restrizioni sui tipi di aziende che possono beneficiare del noleggio operativo fotovoltaico?

Il noleggio operativo fotovoltaico offre vantaggi alle piccole imprese, come la riduzione dei costi energetici e dell’impatto ambientale. Tuttavia, potrebbero sorgere sfide potenziali per specifiche industrie che richiedono un elevato consumo energetico o hanno un accesso limitato alla luce solare.

Cosa succede se ci sono danni al sistema fotovoltaico durante il periodo di locazione?

Nel caso di danni al sistema fotovoltaico durante il periodo di locazione, la copertura e i costi di riparazione o sostituzione dipendono dalle opzioni assicurative scelte. Potrebbero essere necessarie anche considerazioni per la risoluzione del contratto di locazione.

Il sistema fotovoltaico in affitto può essere aggiornato o espanso in futuro?

La flessibilità del noleggio consente future espansioni del sistema fotovoltaico in affitto. Ciò offre alle imprese l’opportunità di aumentare la propria capacità di energia rinnovabile secondo necessità, garantendo la sostenibilità a lungo termine e risparmi sui costi.

Ci sono incentivi fiscali o rimborsi disponibili per le imprese che scelgono il noleggio operativo fotovoltaico?

Sono disponibili vantaggi fiscali e incentivi finanziari per le imprese che scelgono il noleggio operativo di impianti fotovoltaici. Questi includono crediti fiscali, deduzioni e rimborsi che possono ridurre significativamente il costo complessivo del sistema in noleggio, rendendolo una scelta interessante per le imprese.

Conclusione

In conclusione, il noleggio operativo fotovoltaico offre alle imprese una soluzione sostenibile e conveniente per beneficiare dei sistemi fotovoltaici. Eliminando la necessità di un investimento iniziale, le imprese possono ridurre i costi energetici, minimizzare l’impatto ambientale e potenzialmente aggiornare i propri sistemi.

Attraverso un contratto di noleggio con un fornitore affidabile, le imprese possono accedere a tecnologie avanzate, godere di costi deducibili dalle tasse e ricevere consulenza da esperti. Questo approccio innovativo rivoluziona il modo in cui le imprese affrontano le proprie esigenze energetiche, aprendo la strada a un futuro più verde e finanziariamente sostenibile.

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O impacto do degelo dos glaciares nos ecossistemas de Itália https://www.gruppo183.org/o-impacto-do-degelo-dos-glaciares-nos-ecossistemas-de-italia/ Wed, 10 Jan 2024 15:41:48 +0000 https://www.gruppo183.org/?p=271 I ghiacciai italiani stanno affrontando un periodo critico a causa del cambiamento climatico. Una volta estesi lungo le Alpi e le Dolomiti, questi ghiacciai hanno iniziato a ritirarsi a un ritmo allarmante. La loro riduzione non è solo un segnale visivo del riscaldamento globale, ma porta anche conseguenze dirette sugli ecosistemi locali. La velocità di […]

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I ghiacciai italiani stanno affrontando un periodo critico a causa del cambiamento climatico. Una volta estesi lungo le Alpi e le Dolomiti, questi ghiacciai hanno iniziato a ritirarsi a un ritmo allarmante. La loro riduzione non è solo un segnale visivo del riscaldamento globale, ma porta anche conseguenze dirette sugli ecosistemi locali. La velocità di questo fenomeno sta sorprendendo gli scienziati e preoccupa le comunità che dipendono da queste risorse idriche.

Il Dramma dei Ghiacciai Italiani

Il ritiro dei ghiacciai italiani ha un impatto notevole sull’agricoltura e sull’ecologia regionale. In regioni come il Trentino-Alto Adige, i ghiacciai fungono da serbatoi naturali che rilasciano acqua gradualmente durante i mesi più caldi. La loro diminuzione significa meno acqua per irrigare i campi e sostenere la flora e la fauna locali. Questo cambiamento sta alterando gli ecosistemi montani, mettendo a rischio diverse specie di piante e animali.

La comunità scientifica è profondamente coinvolta nel monitoraggio di questi cambiamenti. Tramite tecnologie avanzate e studi sul campo, gli esperti stanno cercando di capire meglio come il clima stia influenzando i ghiacciai. Questi studi sono essenziali per sviluppare strategie di adattamento e mitigazione, in modo da preservare gli ecosistemi e le risorse idriche del paese.

Fiumi e Laghi a Rischio

Il ritiro dei ghiacciai influisce drasticamente sul regime delle acque dolci in Italia. Fiumi come il Po e l’Adige dipendono in gran parte dall’apporto glaciale. Con la diminuzione dei ghiacciai, il flusso d’acqua in questi fiumi diminuisce, portando a periodi di siccità più frequenti e intensi. Questo non solo incide sulla disponibilità di acqua per l’agricoltura ma minaccia anche l’approvvigionamento idrico per uso domestico e industriale.

Gli ecosistemi acquatici stanno subendo trasformazioni significative. La riduzione del flusso d’acqua altera la temperatura e la qualità dell’acqua, impattando la biodiversità acquatica. Specie ittiche native come la trota e il salmerino sono particolarmente vulnerabili a questi cambiamenti. L’alterazione dell’habitat acquatico porta anche a una riduzione della biodiversità, con conseguenze a catena su tutta la catena alimentare.

Questi cambiamenti non solo influenzano la fauna, ma anche la flora lungo le rive dei fiumi e dei laghi. Piante che necessitano di un ambiente umido stanno scomparendo, lasciando spazio a specie più resistenti alla siccità. Questa trasformazione dell’habitat ha ripercussioni su tutta la biodiversità locale, alterando gli equilibri naturali che si sono sviluppati nel corso di millenni.

Impatti Sulla Biodiversità Terrestre e Marino

Lo scioglimento dei ghiacciai ha effetti a cascata sugli ecosistemi terrestri e marini. Le specie alpine, adattate a condizioni fredde e stabili, stanno riscontrando difficoltà a sopravvivere. La perdita di habitat glaciale costringe queste specie a migrare verso altitudini più elevate, dove lo spazio e le risorse sono limitati. Questo fenomeno sta causando una riduzione della biodiversità nelle regioni montane.

Le conseguenze si estendono anche agli ecosistemi marini. L’acqua dolce proveniente dai ghiacciai influisce sulla salinità e sulla temperatura delle acque costiere. Questi cambiamenti possono avere impatti devastanti sugli habitat marini, inclusi i delicati ecosistemi dei coralli e delle praterie marine. La diminuzione dei ghiacciai perturba l’equilibrio di questi ambienti, minacciando la sopravvivenza di molte specie marine.

Il gioco d’azzardo in Italia rappresenta un aspetto significativo della cultura sociale e ricreativa. Con una storia secolare, il gioco d’azzardo ha assunto molte forme, dai casinò tradizionali ai moderni giochi online. In Italia si può gioca su CrazyTime.games, dove il gioco d’azzardo è sia una forma di intrattenimento popolare che un’importante fonte di entrate fiscali per lo Stato. Tuttavia, il gioco d’azzardo solleva questioni di responsabilità sociale, in quanto il governo e le organizzazioni civiche collaborano per promuovere pratiche di gioco responsabili e prevenire i problemi legati al gioco.

Strategie di Monitoraggio e Conservazione

Per affrontare questi cambiamenti, l’Italia ha implementato diverse strategie di monitoraggio e conservazione. Progetti di ricerca avanzata stanno studiando l’impatto dello scioglimento dei ghiacciai sugli ecosistemi. Questi studi forniscono dati cruciali per comprendere meglio come adattarsi e mitigare gli effetti del cambiamento climatico.

Le politiche di conservazione ambientale giocano un ruolo chiave. Aree protette e parchi nazionali sono stati istituiti per preservare gli habitat naturali e promuovere la biodiversità. Queste iniziative contribuiscono a proteggere le specie più vulnerabili, garantendo la conservazione degli ecosistemi montani e acquatici.

Il ruolo delle comunità locali e delle organizzazioni internazionali è fondamentale. Attraverso la sensibilizzazione e l’educazione, si sta promuovendo un maggiore coinvolgimento nella protezione dell’ambiente. La cooperazione internazionale è essenziale per affrontare una sfida globale come il cambiamento climatico, garantendo un futuro sostenibile per i ghiacciai italiani e gli ecosistemi che ne dipendono.

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Agricoltura sostenibile in Italia: Svelati i segreti dell’agricoltura biologica https://www.gruppo183.org/agricoltura-sostenibile-in-italia-svelati-i-segreti-dellagricoltura-biologica/ Fri, 08 Sep 2023 11:50:03 +0000 https://www.gruppo183.org/?p=253 L’Italia, un Paese noto per le sue ricche tradizioni culinarie e per i suoi prodotti di alta qualità, è all’avanguardia nell’agricoltura sostenibile. Con una crescente domanda di prodotti biologici e un radicato rispetto per la terra, gli agricoltori italiani stanno abbracciando pratiche agricole sostenibili che non solo producono prodotti di alta qualità, ma proteggono anche […]

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L’Italia, un Paese noto per le sue ricche tradizioni culinarie e per i suoi prodotti di alta qualità, è all’avanguardia nell’agricoltura sostenibile. Con una crescente domanda di prodotti biologici e un radicato rispetto per la terra, gli agricoltori italiani stanno abbracciando pratiche agricole sostenibili che non solo producono prodotti di alta qualità, ma proteggono anche l’ambiente. Questo articolo si addentra nel mondo dell’agricoltura sostenibile in Italia, svelando i segreti dell’agricoltura biologica e come questa pratica sta trasformando il paesaggio agricolo italiano.

Abbracciare la tradizione

Uno dei segreti del successo dell’agricoltura sostenibile italiana è il rispetto per la tradizione. Molti agricoltori italiani utilizzano ancora metodi di coltivazione tradizionali, tramandati da generazioni. Questi metodi, che includono la rotazione delle colture e il controllo naturale dei parassiti, sono intrinsecamente sostenibili e contribuiscono all’alta qualità dei prodotti italiani. Questo rispetto per la tradizione, combinato con un’innovazione consapevole, è ciò che rende l’agricoltura italiana unica.

Certificazione biologica

L’Italia ha norme rigorose per l’agricoltura biologica. Per ottenere la certificazione biologica, le aziende agricole devono attenersi a linee guida rigorose che vietano l’uso di pesticidi e fertilizzanti sintetici. Questo garantisce che i prodotti biologici italiani siano realmente privi di sostanze chimiche nocive e che siano prodotti in modo sostenibile, rispettando l’ambiente e la salute dei consumatori.

La biodiversità

La biodiversità è un aspetto fondamentale dell’agricoltura sostenibile. Gli agricoltori italiani lo capiscono e si sforzano di mantenere una gamma diversificata di colture. Questo non solo migliora la salute del suolo, ma aiuta anche a preservare le varietà tradizionali che altrimenti andrebbero perse. Inoltre, la biodiversità contribuisce a creare un ecosistema agricolo resiliente, capace di resistere a malattie e cambiamenti climatici.

Mercati locali

L’Italia ha una forte cultura dell’acquisto locale. I mercati contadini sono una presenza comune nelle città italiane e rappresentano un collegamento diretto tra agricoltori e consumatori. Questo non solo sostiene gli agricoltori locali, ma riduce anche l’impronta di carbonio associata al trasporto degli alimenti. Inoltre, l’acquisto di prodotti locali aiuta a sostenere l’economia locale e a mantenere vive le tradizioni culinarie regionali.

Istruzione e ricerca

L’Italia ospita numerosi istituti di ricerca dedicati all’agricoltura sostenibile. Questi istituti, come l’Università degli Studi di Milano e l’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, conducono ricerche fondamentali sulle pratiche agricole sostenibili e forniscono istruzione e formazione agli agricoltori. Questo impegno per la ricerca e l’istruzione è fondamentale per sviluppare nuove tecniche agricole sostenibili e per formare la prossima generazione di agricoltori.

Infine, l’agricoltura sostenibile in Italia è in continua collaborazione con gli stakeholder, come gli operatori delle attività agricole, gli imprenditori e le società civili, per garantire la qualità dei prodotti agricoli e la sostenibilità delle pratiche agricole. Gli agricoltori stanno lavorando per assicurarsi che le loro pratiche siano sostenibili e che i consumatori siano informati sulla qualità e sulla sostenibilità delle pratiche agricole.

Ora, potreste chiedervi: “Come posso essere coinvolto nell’agricoltura sostenibile in Italia?”. Un modo è investire in un’azienda agricola o in un’attività già pronta legata all’agricoltura, ad esempio comprare azienda agricola conepiantanimale.

Per esempio, investire in un’azienda agricola biologica già pronta può essere un’impresa gratificante. Non solo contribuirete all’agricoltura sostenibile, ma potrete anche attingere a un mercato in crescita per i prodotti biologici. È meglio scegliere una fonte di annunci affidabile come business-asset.com per assicurarsi che le informazioni siano aggiornate.

Inoltre, l’attività agricola non si limita alla produzione. Potreste anche considerare di investire in un’azienda che promuove l’agricoltura sostenibile, come un ristorante farm-to-table o un’azienda che distribuisce prodotti biologici. Queste aziende svolgono un ruolo fondamentale nel sostenere l’agricoltura sostenibile e nel rendere i prodotti biologici più accessibili ai consumatori.

In conclusione, l’agricoltura sostenibile in Italia testimonia il rispetto per la tradizione, l’impegno per la qualità e la dedizione alla tutela dell’ambiente. Investendo o acquistando attività in vendita facolmenticcessibale, potete contribuire a questi sforzi e far parte del movimento dell’agricoltura sostenibile in Italia.

Ricordate che l’agricoltura sostenibile non riguarda solo la produzione di cibo, ma anche la salvaguardia dell’ambiente, il sostegno alle comunità locali e la tutela della salute. Quindi, facciamo la nostra parte per sostenere l’agricoltura sostenibile e godiamoci i frutti (e le verdure) del nostro lavoro. Buon appetito!

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Il Turismo Naturalistico in Italia https://www.gruppo183.org/il-turismo-naturalistico-in-italia/ Wed, 23 Nov 2022 10:51:00 +0000 https://www.gruppo183.org/?p=149 Il Bel Paese, fiore all’occhiello del movimento ambientalista, dà il buon esempio: bio-alberghi, trasporti elettrici, autobus a idrogeno, comuni certificati, riserve naturali con percorsi turistici, spiagge eco-compatibili con divieto di plastica e fumo, spostamenti carbon free, piste ciclabili e bike park, percorsi inseriti in atlanti digitali, locali notturni a energia solare, biciclette elettriche, bandiere blu, […]

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Il Bel Paese, fiore all’occhiello del movimento ambientalista, dà il buon esempio: bio-alberghi, trasporti elettrici, autobus a idrogeno, comuni certificati, riserve naturali con percorsi turistici, spiagge eco-compatibili con divieto di plastica e fumo, spostamenti carbon free, piste ciclabili e bike park, percorsi inseriti in atlanti digitali, locali notturni a energia solare, biciclette elettriche, bandiere blu, camminare come arte, eco-progetti.

L’Italia è vincente, grazie a una politica turistica rispettosa dell’ambiente. L’Italia è in linea con il movimento del turismo verde, è uno dei Paesi preferiti dai turisti per il suo impegno nella tutela dell’ambiente.

Grazie al turismo, l’Italia è su un percorso costruttivo già nell’estate 2019 con la partecipazione di tutte le regioni italiane. I numeri parlano chiaro: oltre 20 spiagge con divieto di fumo e di utilizzo della plastica, ben 385 Bandiere Blu che confermano la qualità delle nostre aree costiere, con un aumento del 4,6% rispetto al 2018 e centinaia di iniziative regionali per la tutela di aree, parchi naturali e risorse marine. Tra gli altri esempi, spicca la Valle d’Aosta, che continua a ridurre l’utilizzo di carbonio: il progetto Alpine Green Experience offre eco-trail con auto elettriche con strutture di ricarica in tutti i complessi alberghieri.

L’Alto Adige offre vacanze ecologiche con passeggiate e laboratori in 7 parchi naturali, 18 comuni con certificazione ComuniClima e 10 mila case con certificazione CasaClima, oltre a 6 Biohotel certificati a livello internazionale e 32 hotel Vitalpina con Ecolabel. 36 eventi Going Green e 19 eventi verdi riconosciuti. Inoltre, 5 autobus sono completamente a idrogeno e altri 5 sono elettrici. L’Emilia-Romagna è al primo posto per numero di eco-spiagge.

Anche al mare, 88 località su 97 sono state giudicate “eccellenti”: insieme a Friuli, Liguria, Marche, Abruzzo, Toscana, Sicilia e Veneto, la regione vanta spiagge con Bandiere Blu e Verdi, hotel Ecolabel, compatibili con aree protette e riserve naturali. Queste aree segnano una svolta decisiva dell’industria turistica verso gli eco-alberghi e le campagne di eco-educazione, i programmi di risparmio energetico e le spiagge attrezzate per le persone a mobilità ridotta.

Molte realtà regionali hanno aderito al progetto Woof (World-Wide Opportunities on Organic Farms), che permette di vivere la vita di campagna e di gustare prodotti locali e di stagione a km 0 in 170 mercati contadini.

Parchi naturali e percorsi di trekking permettono di scoprire i territori da una nuova prospettiva. Ciò è facilitato da strade asfaltate e adattate alla bicicletta e da consorzi di alberghi specializzati nell’offerta di servizi per i ciclisti. Un esempio è Bologna, in Emilia-Romagna, dove sono state realizzate la prima ciclostazione d’Italia e la cosiddetta tangenziale ciclabile. Un altro esempio è la Liguria, dove sono state create piste ciclabili lungo i percorsi delle vecchie ferrovie, un esempio di abbellimento per promuovere il turismo.

Anche il Friuli-Venezia Giulia sta sviluppando il turismo lento nel progetto italo-austriaco Interreg Italia-Austria WalkArt – arte di camminare, con 8 percorsi lungo le vie di pellegrinaggio. Numerose strutture di accoglienza turistica vantano un marchio ecologico. La Sicilia ha aderito al progetto “Consumare meno” per ridurre il consumo di risorse e i rifiuti. La Toscana, prima regione italiana con le sue 900 spiagge attrezzate e un litorale di circa 230 km, ospiterà il G20 della spiaggia a Castiglione della Pescaia (18-20 settembre 2019), nonché il “Capalbio Stati Generali Sustainable Island & Coast Tuscany 2020-2024” e la Conferenza delle Piccole Isole d’Italia e della Toscana, un’iniziativa in collaborazione con CNR e Legambiente. La regione è inoltre capofila del progetto europeo Mitomed+ per la promozione e lo sviluppo del turismo costiero e balneare sostenibile nel Mar Mediterraneo.

L’Abruzzo, definito un’area verde d’Europa per l’enorme varietà del suo patrimonio naturale, sta lanciando un progetto pilota con Legambiente e una serie di aziende, tra cui RFI e Trenitalia, per creare un “hub verde” per i viaggiatori della costa e offrire sconti a chi utilizza e incentiva il trasporto pubblico.

Che si tratti di montagna o di mare, è l’attenzione all’ambiente e alla sostenibilità ambientale che sta prendendo piede nel turismo e ci regala questa estate 2019: oltre 20 spiagge con il divieto di fumo e quasi altrettante con il divieto totale di utilizzo della plastica, 385 Bandiere Blu che confermano la qualità dei nostri litorali, con un aumento del 4,6% rispetto al 2018.

Molte iniziative mirano a proteggere i nostri territori, i parchi nazionali e le riserve marine. Il progetto Alpine Green Experience in Valle d’Aosta, che vede la collaborazione di 18 tra i migliori hotel della regione, offre ai turisti l’opportunità di scoprire l’identità e il ricco patrimonio naturale della regione nel modo più ecologico possibile. I clienti italiani e stranieri, all’arrivo all’aeroporto Caselle di Torino o nelle stazioni ferroviarie del capoluogo piemontese di Porta Sousa e Porta Nuova, possono prendere l’auto elettrica BMW i3 non solo per raggiungere la Valle d’Aosta e gli hotel, ma anche per vivere un’esperienza di guida ecologica durante il soggiorno. Inoltre, nei complessi alberghieri sono presenti colonnine di ricarica per auto elettriche. Sono state installate dal gruppo CVA, quarto produttore di energia idroelettrica in Italia e partner del progetto avviato in Valle d’Aosta per liberare il territorio dalla tecnologia degli idrocarburi.

L’Alto Adige conta 7 parchi naturali, che illustrano l’importanza della conservazione della natura nella zona. Inoltre, 18 comuni partecipano alla certificazione ComuniClima e 10.000 abitazioni hanno la certificazione CasaClima. Tra i complessi alberghieri, 6 hotel hanno il certificato internazionale Biohotel e 32 hotel Vitalpina hanno il marchio di qualità ecologica Ecolabel. Inoltre, 36 eventi hanno ottenuto il marchio Going Green Event[5], mentre 19 eventi sono stati certificati come eventi verdi.

Per quanto riguarda i trasporti, 150.000 persone utilizzano gli autobus nei giorni feriali. L’Alto Adige dispone di 200 linee di autobus e 4 collegamenti ferroviari con altre province. Dal 2013 sono stati messi in circolazione 5 autobus a idrogeno e quest’anno altri 5 autobus a energia elettrica. Oggi in Alto Adige ci sono circa mille centrali idroelettriche, di cui trenta di grandi dimensioni. Tutte producono il doppio dell’energia necessaria a coprire l’intero fabbisogno della regione. L’elettricità in eccesso viene immessa nella rete elettrica nazionale. Le riserve naturali del Trentino offrono una varietà di attività ecologiche: passeggiate guidate, laboratori didattici, escursioni emozionanti e avventure all’aria aperta. La “foresta dei violini” nel Parco Naturale Paneveggio – Pale di San Martino, i sentieri tra boschi e prati nelle valli di Peio e Rabbi nel Parco Nazionale dello Stevio Trentino, i paesaggi variegati, dalle Dolomiti di Brenta al gruppo dell’Adamello, sono solo alcuni esempi. Nella regione Emilia-Romagna, ben 7 spiagge sono state premiate con le Bandiere Blu nel 2019. Il sistema di monitoraggio delle acque di balneazione e dell’ecosistema del territorio, effettuato dalla nave Daphne dall’Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell’Emilia-Romagna (Arpae), rispetta pienamente tutte le normative europee e nazionali. Negli ultimi anni, oltre a risolvere le criticità con i divieti temporanei di balneazione, ha permesso di classificare come “eccellenti” le acque di balneazione dell’Emilia-Romagna per 88 località su 97.

Dal 1° luglio 2019 è entrato in vigore il divieto di plastica e fumo sulla spiaggia di Rimini ed è in fase di lancio un progetto pilota per il noleggio di scooter elettrici. L’Emilia-Romagna è al primo posto per numero di eco-spiagge secondo il sistema di valutazione di Legambiente. C’è, ad esempio, la spiaggia del Bagno Gallanti sul litorale di Pomposa, in provincia di Ferrara, che vieta l’uso della plastica, acquista solo prodotti ecologici, utilizza tecnologie a risparmio energetico per l’illuminazione e rende la spiaggia accessibile alle persone con mobilità ridotta. Questa spiaggia attrezzata offre ai clienti la giusta educazione ambientale, con particolare attenzione al risparmio idrico e alla raccolta differenziata. Nell’area sono presenti 33 Eco-Hotel che rispettano le dieci regole di Legambiente e si sono impegnati a fornire servizi sostenibili. Allo stesso tempo, 43 alberghi hanno chiesto di partecipare al progetto Green Booking di Info Alberghi con l’obiettivo di creare nuove aree verdi e piantarvi nuovi alberi, oltre a partecipare alla riqualificazione urbana e a sensibilizzare il turismo sostenibile prendendosi cura insieme dell’ambiente. In Emilia-Romagna ci sono 170 mercati contadini, dove i produttori agricoli vendono i loro prodotti stagionali.

Inoltre, ci sono 15 aziende agrituristiche bioecologiche che hanno deciso di lavorare nel rispetto dell’ambiente, hanno convertito la loro produzione all’agricoltura biologica, hanno abbandonato l’uso di prodotti chimici e hanno iniziato a sviluppare la biodiversità della zona. Ottantasei complessi della regione hanno aderito al progetto WOOF (World-Wide Opportunities on Organic Farms), che offre uno spaccato della vita dei villaggi. L’Emilia-Romagna ha due parchi naturali, l’Appennino Tosco-Emiliano e il Delta del Po, che nel 2015 sono entrati a far parte del progetto MAB UNESCO.

La Riserva Naturale del Sasso Frantino (la prima riserva naturale incontaminata d’Italia, istituita nel 1959) nel Parco delle Forreste-Casentinesi è dal 2017 Patrimonio dell’Umanità UNESCO nella categoria delle faggete relitte. La società che gestisce i parchi dell’Emilia Occidentale è partner dei progetti LIFE+ dell’Unione Europea e la società che gestisce i parchi dell’Emilia Centrale ha presentato domanda di inserimento nella mappa europea del turismo ecologicamente responsabile nelle riserve naturali e nel progetto CEETO (Central Europe Eco-Tourism). La provincia di Bologna ha avviato dal 2013 il progetto “Trekking in treno”, che consente di effettuare escursioni attraverso l’Appennino e l’entroterra utilizzando i mezzi pubblici.

L’Emilia-Romagna non è solo la seconda regione d’Italia, dopo il Trentino-Alto Adige, in termini di cicloturismo: il numero di locali che usano regolarmente la bicicletta è doppio rispetto alla media nazionale (10% contro 5%). Sono 8.000 i km di strade, piste ciclabili e sterrati per gli appassionati di ciclismo su strada e mountain bike, uno dei quali è la pista ciclabile di 120 km lungo la riva destra del Po, che accompagna il fiume dai dintorni di Ferrara fino al mare Adriatico. L’Emilia-Romagna è tra i capofila del progetto Ciclovia del Sole, con i lavori già conclusi per il tratto Brennero-Verona e quelli in corso per il tratto Verona-Firenze. La maggior parte del percorso attraverserà la regione (360 km su 670). Il percorso sarà incluso nell’itinerario paneuropeo Eurovelo-7, che inizia sopra il Circolo Polare Artico e termina sull’isola di Malta. Anche la Ciclovia VenTo, che collegherà Torino e Venezia lungo la Pianura Padana, sarà un tratto italiano del percorso paneuropeo Eurovelo 8. Attraverserà in parte la regione, in particolare nei pressi di Ferrara, che è stata classificata come città della bicicletta: qui detiene il record di biciclette per abitante (100.000 biciclette ogni 135.000 abitanti).

Bologna ha la prima stazione per biciclette in Italia e la cosiddetta Tangenziale delle biciclette, lunga 8,4 km, che corre lungo l’anello dei viali e collega i percorsi circolari della periferia con il centro città. Il consorzio TerraBici opera in Emilia-Romagna dal 2014, sviluppando il cicloturismo insieme a 38 alberghi situati in diverse zone della regione. In Riviera sono attive anche una ventina di società ciclistiche, in collaborazione con un centinaio di cycling hotel. A questi si aggiungono circa altri duecento alberghi in tutta la regione, attrezzati per questo tipo di vacanza. I servizi comprendono parcheggi custoditi, manutenzione delle biciclette, massaggi e menu personalizzati.

Per quanto riguarda il segmento in continua crescita delle E-Bike, l’Emilia-Romagna dispone già di aziende che offrono noleggio e accompagnamento, oltre a pacchetti turistici completi. La Liguria è sicuramente orgogliosa del numero di Bandiere Blu: sono molte di più quelle che sventolano qui rispetto a qualsiasi altra regione d’Italia. Secondo Lega Ambiente e Touring, tre comuni liguri hanno aderito al movimento Plastic Free e hanno introdotto misure per ridurre l’uso di imballaggi monouso in plastica sul proprio territorio: Riomaggiore, Vernazza e Bordighera.

La sede ligure dell’Agenzia ha progettato e realizzato il primo Villaggio dell’Ambiente Sostenibile. Ospita eventi con ospiti nazionali e un mercato di prodotti locali: tutti prodotti a distanza di 0 km e che rappresentano tutta la diversità della terra ligure. La Liguria ha diversi percorsi ciclabili che seguono i vecchi tracciati ferroviari, un esempio di paesaggio per lo sviluppo del turismo. Ad esempio, esiste un percorso ciclabile di 24 km lontano dal traffico che collega San Lorenzo al Mare e Ospedaletti, con la possibilità di noleggiare biciclette.

Il percorso ciclopedonale Maremonti tra Levanto, Bonassola e Framora è privo di discese e salite ripide ed è quindi alla portata di tutti. Il percorso di cinque chilometri segue una vecchia linea ferroviaria a pochi metri dal mare e il panorama è mozzafiato! I sessantamila ettari di parchi e riserve naturali della Liguria sono ancora un patrimonio naturale incontaminato, ideale per escursioni e passeggiate alla ricerca di boschi, valli nascoste e villaggi in cui si utilizzano ancora metodi agricoli tradizionali sotto l’egida dell’ecoturismo. Quest’anno le Marche hanno ottenuto 15 Bandiere Blu e hanno lanciato la campagna di sensibilizzazione #spiaggesenzafiltro: la campagna, sostenuta dall’Assessorato regionale all’Ambiente, dall’ANCI e dall’ARPAM, in collaborazione con Marche Turismo-Fondazione Marche Cultura, mira a convincere i cittadini a non gettare i filtri delle sigarette sulle spiagge.

Nelle Marche, 11 località balneari sono contrassegnate dal segno della Bandiera Verde 2019. Questo marchio viene utilizzato per contrassegnare le località balneari adatte alle vacanze con i bambini. Queste spiagge vengono selezionate sulla base di una ricerca condotta da un team di pediatri. Ecco le spiagge Plastic free: Senigallia, Ancona – Portonovo, Fano e Pesaro (dal 01/09/2019). Per quanto riguarda il nuovo regolamento regionale, grandi sforzi sono stati fatti sia dalle organizzazioni regionali che dai Comuni stessi. È grazie a questi sforzi che il 30 luglio, con voto unanime, il Consiglio regionale ha approvato la proposta di legge “Plastic Free”, contro l’uso di imballaggi in plastica monouso. Con questa legge, le Marche sono diventate la prima regione in Italia ad applicare la direttiva europea che vieta gli imballaggi in plastica monouso. È una scelta giusta, necessaria e decisiva.

La Regione, le Province e i Comuni, le aziende associate, le istituzioni sanitarie pubbliche e private accreditate, gli istituti scolastici e le mense scolastiche: tutti coloro che svolgono attività economiche sul litorale pubblico o organizzano eventi e manifestazioni con il patrocinio o la partecipazione della Regione non potranno utilizzare materiali monouso in plastica (piatti, bicchieri, posate, ecc.). La legge entrerà in vigore da novembre 2019, con tempo fino al 31 marzo 2020 per utilizzare le forniture esistenti.

Il nuovo regolamento vieta anche di fumare sulle spiagge se vengono predisposti appositi contenitori per la raccolta dei filtri delle sigarette. Esistono due opzioni principali per le attività ricreative ecologiche: l’escursionismo e il ciclismo. Per quanto riguarda gli itinerari escursionistici, due di questi sono ufficialmente inclusi nell’Atlante Digitale dei Percorsi Escursionistici, ovvero il Cammino di San Francesco lungo le Marche da Assisi ad Ascoli Piceno e il percorso da Assisi a Loreto. Nel 2018 si è registrato un afflusso di partecipanti e i numeri continuano a crescere, come per altri itinerari escursionistici in Italia.

Nella regione Friuli-Venezia Giulia, le spiagge di Lignano, Sabbiadoro, Lido e Grado (la spiaggia principale, Costa Azzurra e Pineta) sono state premiate con le Bandiere Blu. I pediatri hanno segnalato anche Grado e Lignano, assegnando loro le Bandiere Verdi nel 2019. Inoltre, da quest’anno, tutte le strutture balneari di Sabbiadoro, Pineta e Riviera hanno rifiutato l’utilizzo di prodotti in plastica monouso.

A Grado, nello stabilimento balneare Costa Azurra, sono stati installati pannelli solari che forniscono l’80% dell’energia necessaria e sistemi di risparmio idrico. Anche qui sono stati implementati sistemi di raccolta differenziata dei rifiuti, con l’eliminazione degli utensili di plastica monouso nel bar del complesso balneare Costa Azurra; il resort ha inoltre aderito alla campagna Living Sea, rifiutando le cannucce da cocktail non biodegradabili.

Questo ha fatto guadagnare al resort due stelle marine per aver soddisfatto i criteri Plastic Free. Non ci sono solo gli autobus a incoraggiare il turismo su due ruote. Due delle più belle località della costa del Friuli-Venezia Giulia sono collegate via mare: si può prendere una bicicletta e percorrere la via del mare da Trieste a Grado e ritorno. Quando si arriva a destinazione, pedalando, si scoprono le spiagge e il mare dall’altra parte, ma il panorama è altrettanto ipnotico. Molte attività nelle aree protette del Friuli-Venezia Giulia si svolgono tra luglio e dicembre: ci sono le escursioni di ricerca faunistica, la festa dell’agricoltura, con visite guidate, laboratori e degustazioni, o la passeggiata notturna in Val Rosandra per vedere il mondo che si risveglia al tramonto. Tra gli altri eventi che applicano una politica di attenzione all’ambiente ci sono il No Borders music festival di Tarvisio (nella zona dei laghi di Fusine, dove si svolgono alcuni concerti, durante l’estate è vietato l’accesso ai mezzi motorizzati per tutelare l’ambiente) e la regata Barcolana, che sviluppa un progetto iniziato alcuni anni fa per promuovere e applicare i principi di sostenibilità ambientale e tutela dell’ambiente.

Le attività previste, organizzate in collaborazione con partner e sponsor, sono numerose e mirano a coinvolgere attivamente tutti gli abitanti e i visitatori che giungeranno a Trieste e in regione per partecipare all’evento.

Il turismo lento è uno degli asset strategici per lo sviluppo dell’offerta turistica del Friuli-Venezia Giulia, con l’obiettivo principale di posizionare le attrazioni, uscire dalla stagionalità e delocalizzare il turismo. Il progetto interregionale italo-austriaco Interreg WalkArt – l’arte di camminare – prevede otto percorsi lungo antiche vie di pellegrinaggio. Quattro di questi percorsi attraversano la regione italiana Friuli-Venezia Giulia: Il Cammino Celeste da Aquileia a Maria Saal, il Cammino delle Pievi in Carnia, il sentiero lungo il Tagliamento (da Coccau a Latisana, dove si collega alla strada Romea per Aquileia) e la Via Flavia (da Trieste ad Aquleia, dove si collega alla strada Romea per Aquileia).

Per quanto riguarda la montagna, gli impianti di innevamento dei comprensori sciistici del Friuli-Venezia Giulia puntano sempre più sulla sostenibilità. Nel sistema di innevamento di Piancavallo, ad esempio, la mancanza d’acqua sul terreno carsico viene sostituita dalla neve di fusione delle piste e dall’acqua piovana grazie a una rete di tubazioni che corrono sotto le piste stesse e sui tetti delle grandi strutture (ad esempio, centri sportivi, palaghiaccio, ecc.). Il risultato è un risparmio di quasi 200.000 metri cubi d’acqua, quasi senza pompaggio. In questo modo si evita di prelevare l’acqua dalla rete pubblica e si risparmia una grande quantità di energia e di risorse finanziarie. Sappada è stata recentemente dichiarata il primo comune “sostenibile” d’Italia: lo conferma la norma ISO 37101, uno standard di qualità internazionale progettato per aiutare le comunità ad applicare strategie di sviluppo sostenibile, includendo contesti economici, sociali e ambientali.

Il territorio ha già sviluppato e continua a sviluppare numerosi progetti sul tema delle biciclette elettriche: sono stati creati nuovi percorsi o sono stati sviluppati quelli vecchi dotandoli di stazioni di ricarica. Molti albergatori possono vantare un’etichetta ecologica. Inoltre, molte organizzazioni private che promuovono lo svago all’aria aperta e prestano particolare attenzione all’ambiente stanno investendo in case modulari in legno per inserirle in un contesto naturale con paesaggi particolarmente affascinanti. Tali case possono essere affittate dagli amanti della natura e/o dell’outdoor. Tali progetti, secondo i piani aziendali, saranno disponibili per i turisti nel 2020.

Particolare attenzione è rivolta alle peculiarità delle aree turistiche, dove è necessario sviluppare e attuare politiche di tutela dell’ambiente in termini di riduzione dei consumi idrici ed energetici e di gestione dei rifiuti. A tal fine, saranno applicate diverse misure compatibili con le peculiarità delle aree turistiche. Nell’ambito della strategia di comunicazione, è stato introdotto il marchio territoriale “Senza consumi”, che riconosce le organizzazioni private e/o pubbliche che partecipano all’iniziativa e adottano misure per la gestione sostenibile delle risorse energetiche e idriche, nonché per la riduzione dei rifiuti. In Sicilia hanno aderito al progetto i comuni di Ragusa, Realmonte (Agrigento) e, più recentemente, Comiso, Acate, Chiaramonte-Gulfi, Giarratana, Ispica, Modica, Monterosso-Almo, Pozzallo, Santa Croce Camerina, Chicli e Vittoria. In questi territori sono presenti attività commerciali e ricettive che hanno sposato la filosofia di Consumeless-Med, aderendo al progetto e ricevendo il “marchio”. Hanno così intrapreso un percorso di dialogo con la propria terra come destinazione, portando un chiaro messaggio di sostenibilità ambientale ai cittadini, agli attori economici e ai viaggiatori.

Toscana sostenibile:

  • 2 Parchi Nazionali: Arcipelago Toscano e Appennino-Tosco-Emiliano
  • 1 Parco Geominerario (Parco Nazionale Geominerario delle Colline Metallifere)
  • Parchi della Val di Corina
  • 3 parchi regionali toscani sulla costa: Alpi Apuane, Maremma, Migliarino-San Rossore-Massaccioli
  • 1 parco provinciale: Monti Livornesi
  • 2 riserve marine, tra cui Pelagos, santuario dei mammiferi marini di importanza internazionale
  • 12 Parchi Nazionali della Costa e delle Isole Toscane
  • 3 MAB UNESCO sulla costa
  • 19 Bandiere Blu 2019
  • 2 quartieri contrassegnati da 5 vele di Legambiente e Touring Club (2019) Eventi in corso e in programma
  • Progetto Plastic Free (L.R. 37/2019): La Toscana è la prima area plastic free d’Italia. 900 spiagge attrezzate per una lunghezza 2019: dedicato ai luoghi della costa italiana, e in particolare toscana, noti per il loro approccio sostenibile.

L’Abruzzo, grazie all’enorme diversità del suo patrimonio naturale e all’ampiezza delle sue aree protette, è considerato la regione più verde d’Europa. Grande attenzione è rivolta alla conservazione e alla valorizzazione di questa ricchezza naturale ed ecologica.

In materia di turismo sostenibile, San Vito Chietino è stato il primo comune abruzzese ad applicare il principio del turismo libero anche sulle sue spiagge. Il turismo sostenibile attivo comprende anche la mobilità turistica sostenibile: quest’anno è stato avviato un progetto pilota che vede la collaborazione tra Regione Abruzzo, Legambiente e vari enti tra cui RFI e Trenitalia per lo sviluppo della soluzione intermodale “treno-bici-bus” per la Costa dei Trabocchi, da estendere lungo la costa abruzzese. L’iniziativa prevede la creazione di ciclostazioni presso le stazioni ferroviarie, che si trasformano così in hub verdi. Diventeranno punti di trasferimento per il passaggio agli autobus, con rastrelliere e biciclette. È inoltre previsto che gli operatori turistici offrano vantaggi e sconti sui servizi balneari a chi utilizza i mezzi pubblici.

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Le Energie Rinnovabili in Italia https://www.gruppo183.org/le-energie-rinnovabili-in-italia/ Wed, 09 Jun 2021 22:09:00 +0000 https://www.gruppo183.org/?p=137 L’Italia è uno dei principali Paesi europei in termini di consumo di petrolio, gas ed elettricità, è tra i primi cinque Paesi dell’UE in termini di consumo di energia primaria e l’industria della raffinazione del petrolio è da tempo uno dei settori di punta del complesso di combustibili ed energia del Paese. La dipendenza dell’Unione […]

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L’Italia è uno dei principali Paesi europei in termini di consumo di petrolio, gas ed elettricità, è tra i primi cinque Paesi dell’UE in termini di consumo di energia primaria e l’industria della raffinazione del petrolio è da tempo uno dei settori di punta del complesso di combustibili ed energia del Paese. La dipendenza dell’Unione Europea, compresa l’Italia, dalle risorse energetiche esterne continua a crescere. Pertanto, a meno che nel prossimo futuro non vengano adottate misure adeguate per cambiare la situazione in questo settore, la dipendenza energetica dell’Unione Europea dalle materie prime importate aumenterà ancora di più, con un impatto molto forte sulla posizione dell’Unione Europea sulla scena internazionale e un indebolimento sensibile della sua posizione sul mercato energetico internazionale. Attualmente, la politica energetica del governo italiano è rivolta principalmente alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, all’ampliamento dei Paesi fornitori per minimizzare i rischi politici ed economici e creare un ambiente competitivo, all’aumento della quota di fonti energetiche rinnovabili (FER) nel bilancio energetico italiano, che rappresentano la componente più innovativa del sistema energetico nazionale.

Parlando del sistema energetico nazionale italiano, va detto innanzitutto che il Ministero dello Sviluppo Economico si occupa dello sviluppo di questo settore e della sua supervisione. Nel Paese non esiste un Ministero dell’Energia in quanto tale. Forse questo spiega la difficoltà di perseguire una politica coerente e una strategia unitaria per lo sviluppo energetico, dal momento che quando cambia il governo, i nuovi piani non sempre tengono conto delle precedenti attività già svolte.

L’Italia è il quarto consumatore di elettricità (dopo Germania, Francia e Regno Unito) e ha un deficit energetico significativo. Di conseguenza, l’Italia è piuttosto dipendente dalle importazioni di energia. Circa il 90% di tutte le risorse sono importate, compresi petrolio, gas e carbone. Pertanto, il Paese si trova di fronte all’urgente necessità di sviluppare una nuova politica energetica, che dovrebbe basarsi sulla propria capacità di generazione.

La situazione del settore energetico è tradizionale: dalla prima metà del XX secolo, metà del fabbisogno energetico è stato coperto dalle importazioni. Tra le fonti nazionali, si potevano individuare solo le centrali idroelettriche, che per un lungo periodo, fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, sono state l’unica importante fonte di energia. L’industria si basava sulle importazioni di carbone. Solo nella seconda metà del secolo, dopo il 1950, grazie alla scoperta di giacimenti di gas in Italia, la dipendenza dalle importazioni di carbone si è ridotta. Nel 1960 il carbone copriva il 20% del fabbisogno energetico. Tuttavia, la crescita della produzione industriale nel dopoguerra, che ha richiesto un aumento del consumo di energia elettrica, non ha ridotto in modo significativo la dipendenza del sistema energetico del Paese dalle risorse importate. Anche la crisi degli anni Settanta ha giocato un ruolo di “punto di svolta”: il forte aumento dei prezzi del petrolio sul mercato mondiale ha provocato una diminuzione delle importazioni di petrolio a scapito di un maggiore utilizzo di gas, sia importato che nazionale.

Negli anni ’90, il petrolio dominava il mix energetico con oltre il 60%, il gas con il 25%, il carbone con meno del 10% e l’energia idroelettrica e geotermica con il 5%. Le centrali nucleari producevano solo l’1% di tutta l’elettricità.

Vale la pena di notare che l’Italia è uno dei fondatori dell’industria nucleare. Tuttavia, dopo la tragedia di Chernobyl, gli italiani hanno votato contro un ulteriore sviluppo in un referendum del 1987. Nel 1990 è stato chiuso l’ultimo reattore nucleare.

La transizione energetica, ovvero la ristrutturazione del sistema di approvvigionamento energetico nazionale da petrolio, carbone, gas ed energia nucleare alle energie rinnovabili (FER), è una grande sfida economica e politico-ambientale che gli Stati membri dell’Unione Europea si sono posti. Le fonti di energia rinnovabile sono risorse energetiche inesauribili: energia eolica, energia idroelettrica, energia solare, energia geotermica, bioenergia, ecc.

Ad esempio, sulla base della legge europea sul clima, nel 2019 è stato adottato il Green Deal, un’ambiziosa strategia ambientale dell’UE in risposta alla minaccia rappresentata dal cambiamento climatico e dalla distruzione dell’ambiente. L’idea è quella di raggiungere il successo economico e creare un continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. Per raggiungere questo obiettivo, i Paesi europei si stanno muovendo specificamente verso lo sviluppo e l’utilizzo attivo delle energie rinnovabili.

Prima di tutto, dobbiamo guardare al bilancio energetico dell’Italia. Il petrolio rappresenta il 34% del mix energetico italiano. Va notato che la quota di consumo di petrolio e carbone sta gradualmente diminuendo. Per quanto riguarda le FER, esse coprono circa il 19% del fabbisogno energetico nazionale nel 2019.

È poi necessario guardare direttamente al quadro generale dell’utilizzo delle energie rinnovabili. L’Italia, ad esempio, è un Paese che sviluppa attivamente le energie rinnovabili. Secondo i rapporti del GSE, la quota delle rinnovabili nel settore dell’elettricità è in aumento, del 18% nel periodo 2010-2020. Nel 2021, la quota delle rinnovabili nello stesso settore sarà del 36,0%. Inoltre, nel 2019 le rinnovabili rappresentavano circa il 16%. Nel 2020. Le FER copriranno più di 1/5 del consumo totale di energia (20,4%).

L’Italia è anche in anticipo rispetto agli obiettivi per la quota di rinnovabili nel consumo energetico entro il 2020. La Direttiva 2009/28/CE, ad esempio, fissava un obiettivo del 17% del consumo finale di energia del Paese come quota di rinnovabili nel 2020. Tuttavia, questa soglia è stata raggiunta quattro anni prima del previsto. Per il 2017. L’Italia ha superato i valori dell’UE in 4 indicatori (quota di FER nel consumo finale di energia, nel settore dei trasporti, nel settore dell’elettricità, nel settore del riscaldamento/raffreddamento)[6]. Nello stesso anno, l’Italia si è classificata al 3° posto su 28 in termini di quota di consumo di energia rinnovabile.

A sua volta, nel 2019, il governo ha adottato il Piano nazionale integrato per l’Energia ed il Clima (PNIEC)[8], secondo il quale la quota di FER nel consumo finale di energia del Paese dovrebbe salire al 30% entro il 2030. Va notato che si tratta di un obiettivo leggermente inferiore a quello generale per l’Europa, che è del 32%.

Secondo gli ultimi dati, tra i quattro principali Paesi dell’UE in termini di consumo energetico totale (Germania, Francia, Spagna e Italia), l’Italia era al secondo posto in termini di quota totale di FER (20,4%) nel 2020, seconda solo alla Spagna (21,2%)[9]. A livello settoriale, nel 2020 in Italia le FER copriranno il 38,1% nel settore dell’elettricità, il 19,9% nel settore del riscaldamento/raffreddamento e il 10,7% nel settore dei trasporti. Questi valori sono all’incirca allo stesso livello dei totali dell’UE-27. Sembra quindi che l’Italia sia uno dei leader nello sviluppo delle FER all’interno dell’UE. Essendo uno dei Paesi più dipendenti dall’energia nell’UE, sembrano esserci buone ragioni per ridurre questa dipendenza.

È anche importante considerare la struttura della produzione di energia rinnovabile. L’energia idroelettrica svolge un ruolo significativo nella produzione di energia rinnovabile.

Ad esempio, il 33% dell’elettricità consumata in Italia nel 2018 proveniva da fonti rinnovabili, di cui il 60% dall’energia idroelettrica. L’energia solare ed eolica è diventata particolarmente importante dal 2010, rappresentando circa il 20% delle energie rinnovabili in Italia. Rispetto al 2020, la produzione di energia eolica e solare è aumentata significativamente nel 2021, rispettivamente del 10,8% e del 2,1%. Allo stesso tempo, la produzione di energia geotermica è diminuita del 2,1% nello stesso periodo di tempo. Per quanto riguarda l’UE, la Repubblica è in testa nella produzione di energia solare (2° posto), nella produzione di energia idroelettrica (2° posto) e nella produzione di energia eolica (5° posto).

Va notato, tuttavia, che la produzione di energia verde in Italia presenta importanti differenze, soprattutto a seconda delle caratteristiche del territorio e della distribuzione delle risorse rinnovabili. Ad esempio, le stesse centrali idroelettriche sono distribuite in modo disomogeneo sul territorio italiano, essendo localizzate dove il terreno è scosceso, come sulle Alpi, e in misura minore sugli Appennini. La Lombardia (27%), il Trentino-Alto Adige (19%) e il Piemonte (15%) hanno la maggior quantità di energia idroelettrica. La centrale idroelettrica più grande si trova a Entrac, in provincia di Cuneo (Piemonte).

A sua volta, l’energia eolica è utilizzata soprattutto nelle isole maggiori, Sicilia e Sardegna, a cui si aggiunge generalmente la parte meridionale della catena appenninica, a partire da Puglia, Campania e Basilicata. L’energia geotermica è maggiormente presente in Toscana, per ragioni geologiche e storiche. È proprio in Toscana, e in particolare in provincia di Pisa, a Larderello, che è stato costruito il primo impianto geotermico della storia. Attualmente è il più grande d’Europa. Va notato che, nonostante il grande potenziale (ad esempio in Veneto, nei Colli Euganei, in Friuli-Venezia Giulia, nella zona vicino alla città di Grado.

A differenza dei fiumi e delle fonti geotermiche, l’attività solare è presente in tutte le regioni italiane. Inoltre, secondo il PNIEC, l’energia solare dovrebbe essere la più grande fonte energetica tra le rinnovabili entro il 2030. Va notato che mentre per altri tipi di energia esiste una chiara distinzione regionale tra Nord, Centro e Sud, la situazione dell’energia solare è piuttosto ambigua. I dati regionali e provinciali variano infatti notevolmente a seconda che si stimi il numero di impianti, la capacità nominale installata o la capacità effettiva raggiunta, in quanto queste statistiche sono influenzate sia dalla dimensione media degli impianti sia dalla distribuzione della radiazione solare sul territorio nazionale.

Secondo i dati del GSE del 2019, le regioni leader per capacità installata sono la Puglia (13,4%), la Lombardia (11,3%) e l’Emilia-Romania (10,1%)[16]. Complessivamente, il 44% della capacità è concentrato al Nord, il 37% al Sud e il 19% al Centro del Paese. A sua volta, l’alto livello di sviluppo dell’energia solare in alcune province settentrionali può essere dovuto alla ricchezza delle famiglie, alla maggiore concentrazione di industrie che utilizzano questo tipo di energia e ai minori rischi per gli investitori.

Infine, è necessario considerare le principali direzioni legate allo sviluppo delle FER in Italia. In primo luogo, l’UE, al fine di minimizzare gli effetti negativi della ristrutturazione economica, è interessata a stabilire legami con gli Stati del Mediterraneo meridionale che dispongono di grandi risorse di energia solare ed eolica. Per questo motivo, è stato dato nuovo impulso alla creazione di reti elettriche che collegano il Mediterraneo settentrionale al Mediterraneo meridionale. In particolare, Italia e Tunisia stanno costruendo l’interconnettore sottomarino Elmed, che collegherà il sistema energetico tunisino alla rete europea nel 2025.

Nel novembre 2020, il più grande operatore di sistemi di trasmissione italiano, Terna SPA, ha lanciato il “Piano industriale 2021-2025”, secondo il quale prevede di investire nei prossimi cinque anni nello sviluppo di una rete nazionale per aumentare la capacità tra le diverse aree di mercato, migliorare i servizi e i processi e sviluppare soluzioni di rete sostenibili.

L’azienda sta inoltre sviluppando progetti come nuovi sistemi di controllo digitale, la costruzione di infrastrutture diagnostiche con i droni, lo sviluppo di sensori per l’industria dell’Internet delle cose (IOT), la produzione di apparecchiature elettriche ad alta tensione, lo sviluppo di robot e satelliti per il monitoraggio remoto delle linee elettriche e della fornitura di energia, la costruzione di stazioni e lo sviluppo di tecniche avanzate di elaborazione dei big data.

Nel frattempo, l’azienda sta implementando sistemi di accumulo collegati alla rete per ottimizzare la generazione di energia da fonti rinnovabili e fornire una migliore gestione della sicurezza del sistema elettrico. A questo proposito, nel dicembre 2020, l’operatore ha stipulato contratti con l’italiana Enel per la fornitura di 59,2 MW di capacità. Ciò consentirà l’interconnessione del sistema di accumulo elettrochimico con le infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici e le soluzioni V2G. Da gennaio 2023 a dicembre 2027, questi dispositivi forniranno una risposta ultraveloce in meno di un secondo. In precedenza, nel febbraio 2021, Terna ha assegnato due contratti alla società industriale greca Mytilineos S.A per sviluppare 26MW di capacità di batterie nel sud Italia entro il 2022. I sistemi dovrebbero iniziare a fornire servizi di back-up rapido alla rete italiana dal 2023 al 2027.

Si stanno investendo ingenti somme di denaro nel settore delle auto elettriche, costruendo infrastrutture per la loro ricarica, si stanno attuando molti progetti per migliorare l’efficienza energetica degli edifici e si stanno approvando leggi speciali per rendere più facile l’ottenimento dei relativi permessi.

Vale la pena notare che l’Italia ha il più alto tasso di riciclaggio in Europa. Questo è supportato da leggi e regolamenti, come la normativa sul sistema di raccolta dei rifiuti a quattro flussi, la legge che vieta le microplastiche e i prelievi fiscali pagati dall’industria della plastica.

Attualmente, a causa delle incertezze internazionali, non solo l’Italia ma anche l’UE deve rivedere la propria politica energetica verde. In questo contesto, lo sviluppo attivo delle FER in Italia e l’ulteriore sviluppo delle relazioni con il Sud del Mediterraneo sono di particolare importanza.

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Risultati Degli Investimenti in Agricoltura di Precisione Nella Produzione di Frumento Duro: L’Esperienza Italiana https://www.gruppo183.org/risultati-degli-investimenti-in-agricoltura-di-precisione-nella-produzione-di-frumento-duro-lesperienza-italiana/ Wed, 04 Mar 2020 20:19:00 +0000 https://www.gruppo183.org/?p=140 Oggi la tecnologia dell’agricoltura di precisione è considerata uno strumento di gestione dell’azienda agricola per ridurre i costi e ottimizzare la produzione. In Europa, diversi fattori contribuiscono a questa innovazione nella produzione di cereali. Ricercatori italiani hanno valutato il rapporto costo-efficacia di un’azienda cerealicola che ha speso molto per l’agricoltura di precisione Un team di […]

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Oggi la tecnologia dell’agricoltura di precisione è considerata uno strumento di gestione dell’azienda agricola per ridurre i costi e ottimizzare la produzione. In Europa, diversi fattori contribuiscono a questa innovazione nella produzione di cereali. Ricercatori italiani hanno valutato il rapporto costo-efficacia di un’azienda cerealicola che ha speso molto per l’agricoltura di precisione

Un team di scienziati italiani del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università Politecnica delle Marche ha pubblicato un’analisi costi-benefici dell’agricoltura di precisione in un’azienda agricola nazionale all’avanguardia.

“In Europa, il settore cerealicolo deve affrontare sfide non solo strutturali, ma anche finanziarie e climatiche, che negli ultimi anni hanno portato a una diminuzione del reddito dei produttori di cereali. Tra queste, la volatilità del mercato, la limitata disponibilità di terreni e le sfide del cambiamento climatico.

Per ottenere redditività e sostenibilità aumentando le rese e riducendo i costi operativi, i produttori di cereali dell’UE hanno iniziato a digitalizzare l’agricoltura introducendo tecnologie di agricoltura di precisione.

Questa dinamica sta portando a un graduale ritiro delle piccole aziende agricole dal mercato e alla concentrazione della gestione dei terreni coltivabili in unità produttive più grandi.

Deve essere chiaro che l’esigenza di aumentare la scala della produzione dipende dalla necessità di investire ingenti risorse finanziarie in beni perenni per realizzare la modernizzazione richiesta dal mercato in presenza di crescenti vincoli tecnici ed ecologici.

L’effetto complessivo di questo processo di cambiamento strutturale richiede che gli agricoltori si aggiornino e migliorino le loro competenze nella digitalizzazione dell’agricoltura.

Nel settore agricolo, le tecnologie digitali si sviluppano principalmente attraverso l’applicazione dell’agricoltura di precisione, che è emersa come metodo all’inizio degli anni Novanta.

Nel 2019, la Società Internazionale per l’Agricoltura di Precisione (ISPA) ha definito l’agricoltura di precisione come “una strategia di gestione che raccoglie, elabora e analizza dati temporali, spaziali e individuali e li combina con altre informazioni per supportare le decisioni di gestione in base alla variabilità percepita per migliorare l’efficienza delle risorse, la produttività, la qualità, la redditività e la sostenibilità della produzione agricola”.

In Italia, siamo nella fase di adozione della tecnologia dell’agricoltura di precisione nelle aziende agricole avanzate, anche se in generale il numero di “agrari digitali” è ridotto. L’adozione della tecnologia è attesa soprattutto dagli agricoltori pionieri, che hanno mostrato interesse per i vantaggi dell’agricoltura di precisione, come l’aumento delle rese e il risparmio di acqua e fertilizzanti.

Tuttavia, poiché l’adozione dell’agricoltura di precisione è ancora in fase iniziale, soprattutto nel caso delle aziende agricole di piccole e medie dimensioni, non è possibile al momento osservare direttamente gli effetti economici di queste tecnologie.

Pertanto, in linea con questa affermazione, il caso di studio che abbiamo realizzato è stato condotto in un’azienda agricola italiana situata nelle Marche, nell’Italia centrale.

Questa azienda è considerata la prima (in termini di capacità di controllo della gestione) preparata ad accettare le attuali sfide ambientali e di mercato che il settore cerealicolo dovrà affrontare.

Si tratta di un’azienda di grandi dimensioni, con una superficie totale di 200 ettari, di cui 87 dedicati alla coltivazione del grano duro.

Inoltre, l’azienda è dotata di un complesso tecnologico che comprende:

sistemi di guida (assistenza al conducente, controllo delle macchine e agricoltura guidata);

tecnologie di registrazione (mappatura del suolo, mappatura dell’umidità del suolo, mappatura della copertura vegetale e mappatura della resa);

tecnologie reattive (irrigazione e diserbo a tasso variabile e applicazione di sementi, fertilizzanti e pesticidi a tasso variabile).

Queste tecnologie sono state acquisite tra il 2003 e il 2019 per un costo totale di circa 548.000 euro e consentono al gestore dell’azienda agricola di raccogliere informazioni per prendere decisioni informate sulle pratiche agricole, comprese le operazioni finanziarie e gestionali.

Va notato che l’obiettivo dell’agricoltura di precisione non è sempre quello di ridurre la quantità di input agricoli consumati; piuttosto, è principalmente quello di ottimizzarne l’uso e ottenere un effetto positivo in termini di resa e qualità, quindi in termini di reddito. Inoltre, occorre tenere presente che questi costi dipendono fortemente dal prezzo di mercato degli input, che spesso è instabile e non può essere influenzato dai metodi di agricoltura di precisione.

Ad esempio, il costo delle sementi è una categoria di costo che incide principalmente sui costi variabili (in media circa il 30%). Ciò dimostra che le aziende sementiere svolgono un ruolo importante nella catena di approvvigionamento dei cereali, in grado di influenzare il prezzo di mercato delle sementi. È interessante notare che i costi dei fertilizzanti e dei pesticidi, al secondo e terzo livello di importanza, sono rimasti relativamente stabili nel tempo.

Eppure, nonostante la quantità di sementi distribuite sia rimasta invariata, è stato riscontrato un aumento della quantità di azoto aggiunto al grano duro (+ 11%) dopo l’applicazione di fertilizzanti a tasso variabile.

La strategia di efficienza distributiva dei fertilizzanti azotati, a seguito dell’analisi automatica del profilo di resistività, ha permesso di individuare con precisione le aree dei campi soggette a carenza di azoto e quelle caratterizzate da eccesso di azoto, per intervenire in modo mirato.

Per quanto riguarda la quantità di pesticidi, si può notare una riduzione nel periodo successivo all’implementazione (-53%), dovuta all’uso di irroratrici di precisione.

Questi risultati sono coerenti con la letteratura: diversi autori sostengono che l’agricoltura di precisione (in particolare il diserbo chimico a rateo variabile) porta a risparmi sulla protezione delle colture nella produzione di cereali.

Nella fase successiva all’adozione della tecnologia di agricoltura di precisione si è registrata anche una riduzione del consumo di carburante (-28%). Ciò è stato possibile grazie alle nuove macchine acquistate, che hanno una migliore capacità di lavoro rispetto alle precedenti. Inoltre, sono state dotate dei più recenti sistemi di guida satellitare per ridurre al minimo le sovrapposizioni.

Va sottolineato che l’ottimizzazione della gestione delle risorse colturali sopra descritta ha un effetto molto positivo sulla sostenibilità ambientale dell’agricoltura di precisione, in quanto può portare a una riduzione delle emissioni di gas serra associate ai sistemi agricoli.

È evidente che il capitale di lavoro è il fattore più ridotto grazie all’introduzione della tecnologia, di circa il 20%. La riduzione dei costi di manodopera è dovuta all’efficienza della gestione delle colture grazie all’agricoltura di precisione, in quanto le operazioni agricole vengono eseguite in modo efficiente e rapido.

Per quanto riguarda la qualità della produzione di grano duro, si sottolinea che i parametri qualitativi della granella sono migliorati in modo significativo, sia dal punto di vista commerciale (aumento del peso ettolitrico e dei valori di contenuto proteico) che fitosanitario (minore frequenza di attacchi da parte di alcuni agenti fitopatogeni), monitorati dall’azienda agricola attraverso l’implementazione di un sistema di tracciabilità con QR-code. Nel complesso, l’analisi mostra un risparmio economico distribuito sul campo”.

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L’Italia Deve Affrontare una Persistente Scarsità d’Acqua https://www.gruppo183.org/litalia-deve-affrontare-una-persistente-scarsita-dacqua/ Sun, 30 Jun 2019 16:43:00 +0000 https://www.gruppo183.org/?p=146 L’ANSA riporta che il Lago Maggiore è al 18%, l’Iseo al 20,7%, il Como al 23,5% e il Garda al 36,4%. L’Italia sta sperimentando una carenza di risorse idriche. Gli esperti dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue confermano l’impossibilità di ripristinare gli attuali livelli delle […]

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L’ANSA riporta che il Lago Maggiore è al 18%, l’Iseo al 20,7%, il Como al 23,5% e il Garda al 36,4%.

L’Italia sta sperimentando una carenza di risorse idriche. Gli esperti dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue confermano l’impossibilità di ripristinare gli attuali livelli delle riserve di acqua piovana, riporta l’ANSA.

Secondo l’associazione, le attuali riserve idriche dei maggiori laghi italiani nel nord del Paese sono inferiori a quelle del gennaio 2022. Ad esempio, il Lago Maggiore ha un livello di riempimento del 18%, l’Iseo del 20,7%, il Como del 23,5% e il Garda del 36,4%. Allo stesso tempo, la scorsa estate, quando l’Italia era in grave siccità, il livello di riempimento del Lago Maggiore e del Lago di Como era rispettivamente del 22% e del 25%.

Come notano gli esperti, c’è una carenza di neve in montagna, in particolare nel nord-est dell’Italia nelle Alpi dolomitiche (circa il 20%). Ciò è dovuto al fatto che le temperature di fine dicembre sono state generalmente di 4 gradi superiori alla media. Gli operatori turistici, invece, avvertono di una possibile perdita di 50 milioni di euro a causa della mancanza di neve. Durante un incontro con i rappresentanti delle associazioni di categoria, il Ministro del Turismo Daniela Santanke ha autorizzato, tra l’altro, l’innevamento artificiale delle piste e il finanziamento del funzionamento degli impianti di risalita.

Inoltre, gli scienziati hanno scoperto che la copertura nevosa nelle Alpi ha iniziato a scomparire quasi un mese prima rispetto alla media degli ultimi 600 anni.

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I Problemi Ambientali Dell’Italia in Breve https://www.gruppo183.org/i-problemi-ambientali-dellitalia-in-breve/ Thu, 11 Apr 2019 09:15:00 +0000 https://www.gruppo183.org/?p=156 In Italia sono stati istituiti diversi parchi nazionali per proteggere la flora e la fauna; i più grandi sono il Gran Paradiso, lo Stelvio, il Circeo e l’Abruzzo, che sono solo piccole isole di fauna selvatica con una superficie totale di circa 2.000 km². Il Gran Paradiso e lo Stelvio sono situati sulle Alpi per […]

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In Italia sono stati istituiti diversi parchi nazionali per proteggere la flora e la fauna; i più grandi sono il Gran Paradiso, lo Stelvio, il Circeo e l’Abruzzo, che sono solo piccole isole di fauna selvatica con una superficie totale di circa 2.000 km². Il Gran Paradiso e lo Stelvio sono situati sulle Alpi per proteggere la flora e la fauna degli altipiani. L’Abruzzo è situato nella parte più alta dell’Appennino per lo stesso scopo. Il Circeo è stato istituito sulla costa per proteggere non solo le foreste ma anche le forme peculiari della costa, come grotte, scogliere, ecc. Vengono create aree protettive per proteggere il suolo dall’erosione. Tuttavia, tutte queste misure sono ben lungi dall’essere sufficienti per proteggere la natura italiana dal rapido e inesorabile cambiamento della natura da parte dell’uomo.

La mancanza di un’adeguata organizzazione della protezione della natura porta all’ulteriore distruzione delle foreste, all’uso irrazionale del suolo per l’edilizia, alla riduzione dell’area dei parchi nazionali, alla distruzione della fauna forestale. La deforestazione dei villaggi di montagna su terreni abbandonati, situati per lo più su pendii scoscesi, aumenta l’erosione del suolo e il pericolo di frane e alluvioni.

L’inquinamento delle acque interne e marine è molto evidente. Molti fiumi sono già diventati pericolosi per l’approvvigionamento idrico urbano. Gli scarichi industriali di numerose industrie costiere inquinano il Mar Mediterraneo e causano danni alla fauna e alla flora costiera. Le acque reflue scaricate nella laguna di Cagliari, in Sardegna, mettono in pericolo i fenicotteri e altri uccelli rari che vi si fermano durante le migrazioni stagionali. La crescita sfrenata dei centri turistici balneari ha fatto sì che circa la metà delle coste italiane possa essere considerata distrutta o almeno persa per uno sviluppo turistico razionale.

Gli habitat delle grandi città industriali sono in uno stato minaccioso. Le città italiane sono tra le ultime al mondo in termini di paesaggio. Lo sviluppo dell’industria e del trasporto su strada ha portato a un inquinamento atmosferico che nei centri dell’industria chimica supera spesso i limiti consentiti.

Negli ultimi anni, tuttavia, la situazione ha iniziato a cambiare in meglio. L’Italia è l’unico Paese del G8 che ha rinunciato a costruire centrali nucleari. Il governo, preoccupato per la situazione ambientale del Paese, ha adottato misure drastiche per migliorarla. Innanzitutto, sono stati aumentati in modo significativo i finanziamenti per i programmi ambientali, sia a livello nazionale che regionale. La firma e la successiva ratifica da parte dell’Italia del noto Protocollo di Kyoto è stato un passo importante verso la riduzione delle emissioni nocive nell’atmosfera. Nel 2005 è entrata in vigore una legge che limita il fumo nei luoghi pubblici. Tutto questo permette agli italiani di guardare al futuro con ottimismo.

Avrete sicuramente sentito parlare di almeno un problema ambientale in Italia: Venezia, ad esempio, che sta affondando. Ma ce ne sono altri, non meno spaventosi. Oggi ne parliamo. Questo potrebbe farvi venire voglia di arrivare prima per non perdere nulla di interessante prima che finisca sott’acqua, si sciolga, bruci o semplicemente vada in malora.

INONDAZIONE DELLE CITTÀ

Lo scioglimento dei ghiacciai sta gradualmente spingendo il livello del mare verso l’alto, portando a una graduale inondazione delle aree abitabili dall’uomo. Nel corso del XX secolo, il livello del mare è già salito di 15 cm. Secondo i ricercatori, entro cento anni capitali mondiali come Bangkok, New York, Tokyo, Venezia e Amsterdam potrebbero essere sommerse.

Perché? Ogni aumento di cinque gradi della temperatura rischia di far salire il livello delle acque di un metro. E gli scienziati prevedono che, se non fermiamo l’effetto serra che sta causando il riscaldamento globale della Terra, nel 2100 la freccia del termometro sarà di cinque gradi più alta di oggi.

Molte delle nostre spiagge turistiche preferite scompariranno per sempre, come la costa adriatica italiana con le sue migliaia di ampie spiagge di sabbia bianca (noi viviamo e andiamo in vacanza su queste spiagge proprio qui – che peccato se i miei nipoti non le vedranno mai). Anche l’area delle isole più belle, come la Sardegna e la Sicilia, si ridurrà. Si stima che un innalzamento del livello dell’acqua di un solo centimetro farà perdere all’Italia 24 mila chilometri quadrati di suolo lungo le coste, che finiranno semplicemente sott’acqua.

SICCITÀ E DESERTIFICAZIONE

Il riscaldamento globale, invece, sta causando un altro problema: la siccità. Le terre un tempo fertili stanno gradualmente diventando improduttive e desertiche. In Italia, il 27% del territorio (Sicilia, Sardegna, Puglia, Veneto e Liguria) è considerato a rischio. Ogni anno in Italia si perdono oltre 28 miliardi di tonnellate di colture a causa del “deterioramento” dei terreni.

INCENDI

Ogni anno in Italia si verificano circa 50.000 incendi boschivi, di cui circa 36.000 classificati come dolosi. Nel 2008 sono andati in fumo 110.000 ettari di terreno, con le regioni meridionali di Sicilia e Campania più colpite.

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